Michel Djerzinski e Bruno Clément, fratellastri legati da un passato segnato dall’abbandono materno, rappresentano due facce di una stessa medaglia. Michel è un biologo molecolare, un uomo di scienza la cui dedizione alla ricerca lo ha condotto sulla soglia del Nobel. La sua vita è immersa nei laboratori, dove l’anelito alla scoperta si trasforma in una prigione di isolamento emotivo. La sua ambizione più grande è quella di clonare l’essere umano, nell’illusione di poter offrire a ciascuno una vita perfetta, libera dalle imperfezioni del destino.
Al contrario, Bruno è un insegnante la cui esistenza è dominata da una morbosità per il sesso che lo spinge a cercare rifugio in cliniche psichiatriche, dove la sua fragilità mentale si scontra con la realtà. La sua vita è un continuo oscillare tra desideri insoddisfatti e la ricerca di un equilibrio instabile, frutto di un ambiente che ha profondamente segnato la sua psiche.
Entrambi i personaggi incarnano le contraddizioni di un mondo in cui la solitudine regna sovrana e il caso sembra detenere il potere sui destini umani. I loro desideri, spesso distorti, emergono in un contesto in cui la pubblicità e l’immagine prevalgono sulla sostanza, riflettendo un’umanità scarnificata e disillusa.
Questa narrazione si dipana in un quadro apocalittico, che evoca scenari inquietanti e futuri incerti. L’analisi di Michel e Bruno offre uno sguardo disincantato sul corpo agonizzante della civiltà occidentale, richiamando alla mente le opere di autori contemporanei come DeLillo, Carver, D.F. Wallace e T.C. Boyle, che hanno esplorato con acume le fragilità dell’animo umano in un contesto di crescente disillusione.